Dal libro al film

Acciaio

Accade a volte che l’autore di un romanzo non sia soddisfatto della sua trasposizione cinematografica, perché non condivide le modifiche apportate in fase di sceneggiatura, ritiene fuori parte gli attori, non apprezza le scelte di regia.
Nel caso di Acciaio, invece, libro d’esordio di Silvia Avallone edito da Rizzoli nel 2010, e ora film per la regia di Stefano Mordini, è avvenuto l’esatto contrario: l’autrice, che grazie al suo romanzo si è aggiudicata il Premio Campiello Opera Prima, non solo ha accolto con entusiasmo il progetto del regista, ma ha collaborato attivamente alla realizzazione del film, ammettendo tra l’altro di aver sempre sognato che il suo romanzo venisse portato sul grande schermo, persino quando ancora lo stava scrivendo.

Ambientato nella Piombino del 2001, Acciaio racconta la storia di due quattordicenni, Anna e Francesca, delle loro famiglie ben poco perfette, e dell’acciaieria che domina la città e controlla la vita e il futuro dei loro padri, fratelli e amici. In questo piccolo mondo, Anna e Francesca diventano grandi, o, per dirla con le parole del regista, attraversano quel “momento di crescita in cui la curiosità lascia spazio al coraggio“; un passaggio universale, certo, che le due protagoniste compiono però nell’incertezza di una periferia toscana in grado di offrire ben poche prospettive a una coppia di adolescenti vibranti di infinite speranze come loro, e che le sfiancherà fino a scoraggiarle, mettendo a rischio persino la profonda amicizia che le unisce.
Guardando il film che ne è stato tratto, si ha la sensazione che il regista abbia saputo leggere nella mente dell’autrice del romanzo, tanto è riuscito a riprodurne esattamente i colori, le luci, le sensazioni. Non solo: nonostante il film sia ambientato dieci anni dopo la vicenda originaria, Mordini è stato in grado di far evolvere i personaggi e la storia per renderli più affini al presente. “Abbiamo visto tutti qualcosa del nostro Paese in questo film” ha commentato la Avallone.
Probabilmente proprio nell’ottica di una indispensabile riflessione sull’Italia di oggi, sempre in bilico e avara di certezze, va interpretata la decisione della squadra degli sceneggiatori di dare più spazio al personaggio di Alessio, fratello di Anna e operaio in acciaieria, combattuto tra la speranza e la rassegnazione di chi nel proprio futuro ha avuto sempre e solo la fabbrica, capace di assicurare un posto fisso ma anche di distruggere una vita.
Nonostante per questo vengano lasciati in secondo piano altri personaggi, ma anche alcune situazioni – come ad esempio l’appena accennato innamoramento di Francesca nei confronti di Anna – Acciaio è un film che dialoga con il libro da cui è tratto, e lungi dal modificarne l’essenza, la ripropone semmai intatta, solo presentandola da un punto di vista diverso.

Stefano Mordini, Acciaio, Italia, 2012
Età di visione consigliata: dai 15 anni
 

Silvia Avallone, Acciaio, Rizzoli
Età di lettura consigliata: dai 15 anni