Dal libro al film

La ragazza di fuoco

Quando ho costeggiato il red carpet del Festival del cinema di Roma e quando ho visto con i miei occhi le migliaia di fan che occupavano l’Arena (ebbene sì, l’Auditorium Parco della Musica all’esterno è proprio un’arena!), mi sono davvero resa conto della forza, del potere che solo le storie hanno, siano esse fatte di carta o di celluloide.
Nella maggior parte dei casi i film tratti da romanzi non sono all’altezza del loro predecessore cartaceo: perché diversi dall’opera originale, perché lontani dall’immagine che ci eravamo creati, perché riduttivo o troppo forzatamente esplicativo, perché veloce, troppo veloce, perché un’opera pensata in una forma non può non perdere qualcosa se traslata in un’altra…

Nel caso di Hunger Games, se questo è senz’altro vero per il primo film, nel secondo qualcosa è migliorato, e anche i fan più intransigenti della Collins (che è tra i produttori del film, quindi ha seguito passo passo la realizzazione del film) saranno più clementi: la tensione è sempre alta, adrenalinica, le psicologie sono ben descritte, sia il conflitto interiore di Katniss e Peeta, che devono fingere davanti alla propria gente, sia il rapporto tra i due, che cresce, piano; per non parlare di Gale e del suo dolore sempre un po’ soffocato.
Anche lo sfondo politico e sociale ha il peso che merita, così come, in contrapposizione, lo sfarzo di Capitol City è reso con trucchi e costumi mozzafiato. Ci sono momenti che emozionano molto nel film (per quanto mi riguarda, per esempio, il primo bacio tra Katniss e Gale), altri che continueremo a ricordare attraverso le parole della Collins (il dialogo tra Katniss e Prim, mentre raccolgono la neve per curare Gale, in cui la “sorellina” le dice di esserle vicina).
 
Ma al di là del confronto filologico tra libro e film – vorrei tra l’altro evitare spoiler! – ciò che mi ha piacevolmente colpito è che molti dei ragazzi presenti in sala riuscivano ad anticipare alcuni dialoghi del film, a testimonianza sia del fatto che il film è abbastanza fedele al libro, sia del fatto che, prima del film, nel cuore dei ragazzi ci sono i romanzi. Anche Jennifer Lawrence, l’attrice premio Oscar che interpreta Katniss, in una serie di interviste, ha dichiarato: “I ragazzi non amano me, ma Katniss perché in me vedono lei. Avrebbe amato qualsiasi altra attrice.” A giudicare dai commenti dei fan, però, anche la Lawrence li ha conquistati: così come Katniss ha una forza e una personalità che la contraddistinguono dalla media delle protagoniste dei romanzi per giovani adulti, così Jennfier Lawrence si distingue per semplicità e spontaneità dalla maggior parte delle attrici e donne di spettacolo.
 
Per un romanzo e il suo editore è sempre una splendida notizia quella del film, perché ciò significa notorietà, visibilità, pubblicità riflessa sui libri. Inutile negarlo. Ma nel caso di Hunger Games si può parlare anche di “magia”, una magia che ha portato Katniss a essere ovunque: sui maxischermi di tutto il mondo, con una lunga treccia e uno sguardo dolce e combattivo insieme; sui red carpet dei festival del mondo, sorridente, contraria alle diete, con orecchini e vestiti sempre splendidi; nella voce dei fan che urlano il suo nome, in arene immaginarie, per invocare la propria eroina, ma Katniss è soprattutto nel cuore dei lettori che, anche grazie a lei, non smetteranno di cercare storie di libertà.
 

Marta Mazza, editor Mondadori

Francis Lawrence, Hunger Games: La ragazza di fuoco, USA, 2013
Età di visione consigliata: dai 13 anni

Suzanne Collins, La ragazza di fuoco, Mondadori
Età di lettura consigliata: dai 13 anni