Davide Morosinotto, L’ultimo cacciatore, Mondadori
Età di lettura consigliata: da 11 anni
Per saperne di più sull’autore puoi leggere una sua breve biografia qui.
L’OPINIONE CRITICA
di Anna Casadei
Se c’è un autore contemporaneo che sa essere sempre perfettamente riconoscibile, eppure ogni volta inaspettato e sorprendente in ciò che scrive, quello è Davide Morosinotto.
Si riconosce l’impostazione corale della narrazione, mai incentrata su un singolo personaggio ma sempre su un gruppo, all’interno del quale c’è equilibrio di caratteri, di indoli, eterogeneità nella visione delle cose e opinioni diverse su come affrontare gli ostacoli, divergenze che portano a conflitti, a separazioni, ad una trama inevitabilmente ricca e appassionante.
Si riconosce l’ambientazione curata, chiaro frutto della penna di chi ha visto e vissuto i luoghi che racconta, le esperienze che descrive, così da poter essere più aderente possibile alla realtà, quindi credibile.
Di nuovo invece c’è tutto il resto: la Preistoria, prima di tutto, ambientazione che spoglia la trama di ogni possibile accessorio, mezzo, occasione che ogni epoca storica, anche lontana dalla nostra, può offrire per dare una svolta alla vicenda. Stavolta invece, e qui risiede la bravura dello scrittore, tutto il peso della trama ricade sui personaggi, in quella che è una vera e propria lotta alla sopravvivenza – d’altra parte non può essere altro – ma anche una ricerca di identità, del proprio valore individuale all’interno della tribù, un valore che possa giustificare e validare la propria esistenza, prima che sia troppo tardi, prima che la natura prenda il sopravvento o che la Grande Caccia termini a nostro sfavore.
I protagonisti sono giovanissimi, ma per forza di cose sono già adulti, e chi ancora non è ritenuto tale viene lasciato indietro, perché il tempo manca. Ed è proprio Roqi, il protagonista, a spezzare per primo l’ordine delle cose, ad essere determinato nel suo esistere anche dopo essere stato rinnegato, a non smettere di cercare se stesso. La sua formazione, seppur in un periodo che è il più lontano possibile dalla nostra realtà, è qualcosa di riconoscibile, partecipiamo alla sua lotta pagina dopo pagina, fino ad accorgerci che quell’enorme bestia che Roqi cerca disperatamente di cacciare a sigillo della propria avvenuta crescita, una bestia che deve imparare a conoscere, che deve far abituare al suo odore così che non si spaventi immediatamente, con la quale di fatto deve convivere fino allo scontro finale, è molto più che un semplice animale da annientare. Chi è già adulto capirà perfettamente la metafora, chi ancora sta attraversando il passaggio ne avrà una percezione più vaga: quel che è certo, è che vale la pena leggere queste pagine.
L’OPINIONE DEI LETTORI E DELLE LETTRICI
di Serena, 12 anni
maglietta blu del festival Mare di Libri
L’ultimo cacciatore è un libro forte, forse non adatto a tutti, perché rappresenta la vera vita preistorica.
Quella nuda e cruda, quella dove muore più gente di quanta ne nasce;
quella dove per sopravvivenza la gente viene abbandonata;
quella dove non si conosce la tecnologia e dove per comunicare si usa soltanto la voce;
quella dove la vita è dura e va onorata. Leggendo questo libro ti senti Roqi, SEI Roqi.
Durante la lettura il tuo stato d’animo cambia di pagina in pagina, inoltre le parti del testo sono alternate a delle bellissime immagini.
Per me questo libro ti fa capire che anche se sei da solo e nessuno ti ama puoi sempre contare su te stesso e, nonostante in certi momenti sia un po’ troppo forte, è una lotta alla sopravvivenza, un inno alla vita. Un capolavoro.
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Gary Paulsen, Nelle terre selvagge, BUR
Katherine Rundell, L’esploratore, Rizzoli
Kevin Brooks, Dogchild, Piemme
COLLEGAMENTI MULTIMEDIALI PER CONTINUARE A RIFLETTERE SULLA STORIA TRA MUSICA, FILM E ALTRO ANCORA:
Guarda – Koda fratello orso, film di Aaron Blaise, USA, 2003
Guarda – Il libro della giungla, film di Jon Favreau, USA, 2016
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